a) Attaccamento e Ricerca Scientifica (Referenti e moderatori: Farina – Vismara - Montirosso) – Testo di Laura Vismara
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a) Attaccamento e Ricerca Scientifica (Referenti e moderatori: Farina – Vismara - Montirosso) – Testo di Laura Vismara
Laura Vismara – Tradizionalmente, si è sostenuto che i modelli operativi interni (Bowlby, 1969; 1988), emergenti dalle prime esperienze di attaccamento, influenzino la qualità di caregiving verso il proprio bambino.
Tuttavia, la trasmissione da genitore a figlio di comportamenti di parenting inadeguati sino ad abusanti è stata oggetto di numerosi studi giungendo a risultati non del tutto coerenti (Thornberry, Knight, Lovegrove, 2012). Questo dato suggerisce che una serie di fattori di protezione e rischio possano avere un effetto sulla responsività dei genitori con esperienze traumatiche, al di là dell’attaccamento come solitamente inteso.
In questa prospettiva, è necessario passare ad un modello esteso della trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento, che consideri le evoluzioni dovute all’applicazione della teoria ai contesti clinici e agli studi relativi ai correlati cerebrali nell’attaccamento che possono migliorare l’efficacia di un intervento basato sull’attaccamento e sulla mentalizzazione.
“Dai contributi originali di Bowlby, della Ainsworth e di Mary Main è
trascorso molto tempo. Negli anni, la teoria e le metodologie di
ricerca si sono evolute in un’ottica di integrazione e al contempo
specializzazione basate su evidenze empiriche. Quali i nuovi temi di ricerca? Quali i nuovi strumenti di studio dell’attaccamento?
Affronteremo questi ambiti negli interventi del Congresso da diverse prospettive, ma ci piacerebbe capire quali siano le vostre esperienze, le vostre curiosità, le vostre proposte”.
Benni Farina
Essendo quella dell’attaccamento una teoria evoluzionista anche nel senso epistemico sarebbe un tradimento considerare le sue prime formulazioni e le prime ricerche attorno a esse qualcosa di stabile e non soggetta a evolversi tramite più o meno ampie revisioni.
Se da una parte i dati della teoria dell’attaccamento sono stati utilizzati in modo improprio nella ricerca e nella pratica clinica (Granqvist e coll. 2017) dall’altra essi sono stati spesso considerati separatamente dalle altre motivazioni interpersonali innate nella ricerca psicologica e psicopatologica.
Negli ultimi anni grazie a studiosi come Tomasello e altri, è stata dimostrata la presenza di altre motivazioni innate come quella alla cooperazione che hanno determinato lo sviluppo di sosfisticate capacità cognitive (Fox et al 2017). L’esistenza di queste altre motivazioni interpersonali innate non possono essere trascurate nel comprendere la formazione dell’individuo e delle sue sofferenze, lo sviluppo delle sue funzioni mentali, da quelle relativamente più semplici a quelle più complesse come la cognizione sociale.
Nel ri-pensare l’attaccamento, sia nella ricerca di base che nella clinica, è dunque importante considerare anche il ruolo di altre motivazioni interpersonali innate e della loro integrazione reciproca.
Tuttavia, la trasmissione da genitore a figlio di comportamenti di parenting inadeguati sino ad abusanti è stata oggetto di numerosi studi giungendo a risultati non del tutto coerenti (Thornberry, Knight, Lovegrove, 2012). Questo dato suggerisce che una serie di fattori di protezione e rischio possano avere un effetto sulla responsività dei genitori con esperienze traumatiche, al di là dell’attaccamento come solitamente inteso.
In questa prospettiva, è necessario passare ad un modello esteso della trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento, che consideri le evoluzioni dovute all’applicazione della teoria ai contesti clinici e agli studi relativi ai correlati cerebrali nell’attaccamento che possono migliorare l’efficacia di un intervento basato sull’attaccamento e sulla mentalizzazione.
“Dai contributi originali di Bowlby, della Ainsworth e di Mary Main è
trascorso molto tempo. Negli anni, la teoria e le metodologie di
ricerca si sono evolute in un’ottica di integrazione e al contempo
specializzazione basate su evidenze empiriche. Quali i nuovi temi di ricerca? Quali i nuovi strumenti di studio dell’attaccamento?
Affronteremo questi ambiti negli interventi del Congresso da diverse prospettive, ma ci piacerebbe capire quali siano le vostre esperienze, le vostre curiosità, le vostre proposte”.
Benni Farina
Essendo quella dell’attaccamento una teoria evoluzionista anche nel senso epistemico sarebbe un tradimento considerare le sue prime formulazioni e le prime ricerche attorno a esse qualcosa di stabile e non soggetta a evolversi tramite più o meno ampie revisioni.
Se da una parte i dati della teoria dell’attaccamento sono stati utilizzati in modo improprio nella ricerca e nella pratica clinica (Granqvist e coll. 2017) dall’altra essi sono stati spesso considerati separatamente dalle altre motivazioni interpersonali innate nella ricerca psicologica e psicopatologica.
Negli ultimi anni grazie a studiosi come Tomasello e altri, è stata dimostrata la presenza di altre motivazioni innate come quella alla cooperazione che hanno determinato lo sviluppo di sosfisticate capacità cognitive (Fox et al 2017). L’esistenza di queste altre motivazioni interpersonali innate non possono essere trascurate nel comprendere la formazione dell’individuo e delle sue sofferenze, lo sviluppo delle sue funzioni mentali, da quelle relativamente più semplici a quelle più complesse come la cognizione sociale.
Nel ri-pensare l’attaccamento, sia nella ricerca di base che nella clinica, è dunque importante considerare anche il ruolo di altre motivazioni interpersonali innate e della loro integrazione reciproca.
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